Eureka Sì, Ma Non Troppo

Sebbene non sia più tempo di Natale, consentitemi di spendere qualche parolina su un catalogo natalizio dell’anno passato (il mese scorso, insomma): quello di Eureka Kids. Ringrazio di cuore Sara per aver portato le immagini alla mia attenzione. Nel caso in cui voleste consultare il catalogo da voi, così da sincerarvi di quanto scritto nell’articolo, trovate tutto qui.

Quello che al contempo mi ha sorpresa e amareggiata è il fatto che la prima metà del catalogo sia – a parer mio, si intende – ottima, superiore a qualsiasi altro catalogo natalizio visto finora e resa ancor più interessante dai trafiletti contenenti informazioni sui benefici di ciascuna tipologia di gioco. Le immagini non presentano stereotipi o modelli di sorta, e ci è dato persino il privilegio di osservare sia una madre che un padre alle prese con il trasporto di bebè. Niente male, davvero.

Ma su per giù dalla seconda metà, il catalogo acquista una forma radicalmente diversa, ben lontana dalla comunicazione del gioco come libera espressione e opportunità di apprendimento a prescindere da tutto, e inizia a presentare rappresentazioni che più classicamente stereotipate non si può. Quasi viene difficile pensare che questa parte sia stata concepita dalle stesse persone, dalla stessa azienda, anche considerando alcune delle ottime immagini pubblicate sul sito web. In basso un paio di esempi.

Torniamo a questa seconda parte del catalogo. Ebbene, i giocattoli continuano a essere suddivisi per categoria ma ecco che, a eccezione della sezione STEM (in cui figura una bambina), ci troviamo dinanzi a scenari fin troppo familiari. E così le sezioni Per Amare, Per Prendersi Cura, Immaginiamo (la categoria delle case per le bambole) e Vantarsi (🤔) ci vengono proposte – per mezzo delle immagini scelte, perché i trafiletti si mantengono sempre neutri – come evidentemente femminili, mentre le sezioni Collezioniamo (macchinucceeeeeee), Roaaaaar (dinosauriiiiiiiiiiiiiiiii) e Indagano (scienza) vengono proposte come maschili. Alla faccia dell’educazione. Beh, di certo l’intento di educare a certi ruoli cari a più di qualcuno c’è. Sempre gli stessi, sempre gli stessi, questi ruoli.

Citando quanto scritto nei trafiletti e relazionandolo al sesso associatovi tramite le eloquenti immagini scelte, le bimbe creano accessori e ornamenti per rafforzare la propria autostima (asserzione oltremodo discutibile…l’educazione alla vanità impartita alle femmine della specie sin dalla nascita, e ciò che ne consegue a livello di socializzazione e marketing è anzi tra i fattori chiavi dell’inesistenza di autostima in una quantità enorme di bambine, ragazze, e donne), imparano a prendersi cura degli altri ed empatizzare con loro, sviluppano competenze emotive e affettive, e imparano le abitudini della routine quotidiana (suona familiare, eh? Spiccicato al modello che viene insegnato alle femmine della specie da decenni. Cura degli altri, casa e vanità), mentre i bimbi diventano curiosi, vogliono affrontare nuove sfide, sviluppano il pensiero logico, iniziano grandi avventure, esplorano l’ambiente, acquisiscono tecniche di ricerca per costruire conoscenza. Avventura, esplorazione e logica contrapposte domesticità ed emozione. Bentornato, 1800. Ma anche anni ’40. E pure dieci anni fa, va’. Vi lascio con le immagini “incriminate”.

Lasciamola alle femmine ‘sta storia di sviluppare empatia e attitudine alla cura, dai. Sì, sì, farebbe bene anche ai maschietti, però…facciamolo capire che ci piace che sia una roba da femmine, dai. Forza, bimbe. Giocate a “fare le mamme”.

Eureka KidsEureka KidsEureka KidsEureka KidsEureka Kids

Eureka Kids
Sì, viva ornarsi, “abbellirsi” e accessoriarsi. Purché si sia femmine, si intende.

Eureka Kids

Infine, giusto per non farci mancare niente:

Eureka Kids

Vi pare mai che, con l’amore per gli stereotipi che non ce l’ha fatta a mantenersi segreto ed ha finito con lo strabordare, non ci fosse una splendida immagine che potesse rinforzare l’associazione del colore rosa (e dei cuoricini!!!) alle bambine e di quello azzurro ai bambini? Ingenuotte e ingenuotti. Un +1 per il senso di collaborazione e gioco insieme. Un -∞ per il resto.

Che vi devo dire? Che Eureka Kids abbia il potenziale di far meglio secondo me è chiaro. Ha dimostrato che può far bene e che, se vuole, può tenersi a distanza dagli stereotipi. Per il catalogo natalizio del 2020 non sembra essersela sentita di dare un taglio netto all’educazione di bimbi e bimbe ad attività specifiche per i sessi, come da tradizione, e dopo aver dato buona prova nella prima parte, c’ha dato dentro con il conforto allo status quo nella seconda. Se il futuro dell’azienda vedrà un aumento dei contenuti che incoraggiano bimbi e bimbe a un gioco davvero, ma davvero, libero e slegato da convinzioni limitanti, potrà dircelo solo il tempo. Io voglio contarci.

Alla prossima e, mi raccomando, occhio agli stereotipi!

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